giovedì 22 marzo 2012

Mito da sfatare n. 6 - Almeno in Germania ti pagano...

Quante volte abbiamo sentito i giovani lamentarsi in Italia per stage poco retribuiti o non retribuiti affatto? Lungi dal voler prendere le difese di chi chiede prestazioni lavorative a titolo gratuito (se è gratis NON è lavoro, mandateli a cagare quelli così, il volontariato lo si fa in altri contesti, non in quello lavorativo) volevo solo mostrarvi una cosa.



Per chi non mastica il tedesco "Das Praktikum wird leider nicht vergütet" significa "lo stage PURTROPPO non sarà retribuito" (ma purtroppo per chi? Di certo non per il datore di lavoro)... Cose che, putroppo, diversamente da ciò che si crede, accadono anche in Germania.

Appena avrò un po' più di tempo prometto di fare anche una parentesi su quelli che sono gli stage in Germania... E no, non aspettative nulla di esaltante, ma solo la cruda verità... ;-)

venerdì 16 marzo 2012

Oibò! La Germania manca gli obiettivi di rientro!

La Germania cioè il Paese che per comprare con quattro denari tutta l'Europa (dopo aver fallito l'invasione militare decenni orsono) sta imponendo all'intero continente politiche di rientro e austerity varie (con l'effetto di deprimere oltre economie già sfiancate dalla crisi) - UDITE, UDITE - è poi il primo a mancare gli obiettivi di rientro.

Ce lo dice lo Spiegel, che sappiamo essere contrario alle politiche di austerity imposte dalla signora Merkel.



Nulla di paragonabile, per esempio, alla situazione spagnola, però sarebbe il caso di ripensare seriamente al cammino intrapreso per uscire dalla crisi se la strada proposta dalla Germania è sostenuta difficilmente persino dal proponente!!!

mercoledì 7 marzo 2012

Mito da sfatare n.5 – La Germania è un Paese fiscalmente virtuoso


Il rigore fiscale è stato imposto dalla Germania, quindi verrebbe spontaneo credere che la Germania, per poter avanzare certe richieste in nome di una presunta superiorità morale, abbia i conti a posto, tutto in regola. In fondo se gli investitori si liberano dei titoli di Stato del Club Med a favore di quelli della Germania è perché il Paese della Merkel sembra più affidabile. Ma lo è davvero?

La risposta è NO.
Ed è bene che si sappia, che si chiariscano questo concetto anche gli investitori.

La Germania, come dicevo nel post d’apertura, è un Paese indebitato fino al collo. La sua capitale è un esempio calzante di questo gran casino fiscale. Lasciamo che parlino i numeri. Sapete a quanto ammonta il debito della sola città diBerlino? A 60,5 MILIARDI DI EURO! Se pensate che la manovra Monti era di “soli” 24 miliardi potete farvi un’idea dell’enormità del debito berlinese… Certo, gli italici fessacchiotti che sposando la linea tedesca contribuiscono a diffondere il nostro atavico senso di inadeguatezza nei confronti della “Grande Germania” diranno che le cose non vanno tanto meglio in Italia, con Roma che non naviga nell’oro ma nei debiti… Benissimo, critica accolta, ma sapete a quanto ammonta il debito romano? “Appena” 12 miliardi, che certo non sono noccioline, ma si tratta comunque di una cifra cinque volte minore rispetto al debito di Berlino!

Ma lasciamo perdere il debito dei comuni e guardiamo al debito nella sua interezza. In questo caso il rapporto debito/Pil premia sicuramente la Germania, e non l’Italia, ma siamo davvero sicuri che le cose vadano tanto meglio? Non è che il minore debito pubblico tedesco è solo il frutto di qualche trucchetto contabile…? Purtroppo è così, come ha giustamente spiegato Mucchetti sul Corsera mesi fa (Mucchetti sia lodato, perché queste cose non sembra ricordarle più nessuno oramai):


Angela Merkel paragona l’Italia alla Grecia. Per quanto si possa dire male del nostro governo, il cancelliere sbaglia. Roma non ha mai mentito sui suoi conti pubblici come ha fatto Atene. E poi la Germania dovrebbe comunque rispettare un partner commerciale dove esporta più che in Cina. E infine, quanto a debito pubblico, il governo di Berlino si avvale di antiche furbizie. […] Da 16 anni la Germania non include nel suo debito pubblico le passività del Kreditanstalt für Wierderaufbau, meglio noto come KfW, posseduto all’80% dallo Stato e al 20% dai Länder, altri soggetti pubblici. Si tratta di 428 miliardi di euro interamente garantiti dalla Repubblica federale. […] Le sue obbligazioni sono dunque uguali ai bund. Ma a differenza dei bund, magicamente non entrano nel conto del debito pubblico. Se vi entrassero come la logica del Trattato di Maastricht vorrebbe, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2.076 miliardi a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80,7% al 97,4%. Ancora un piccolo passo, magari per salvare qualche banca tedesca ingolosita dai titoli di Stato mediterranei, e potremmo dire: benvenuta Germania tra noi del club degli over 100%!


Delle furberie tedesche si è accorta anche l’UE ma Merkel e compagni fanno orecchie da mercante e continuano la loro campagna morale contro i dissipatori del Sud! Persino Juncker ha detto che il problema del debito tedesco è preoccupante ma la Germania, intenta com’è a impartire lezioni ad altri (senza averne il titolo), preferisce ignorare i richiami anziché giustificarsi di fronte al resto dell’Europa.

E quando non bastano i trucchi contabili per nascondere i debiti tedeschi sotto il tappeto per non doverne dare spiegazione, ecco che interviene la Bundesbank, che sottoscrive la parte invenduta delle aste dei titoli di Stato tedeschi. In questo modo la Bundesbank monetizza il debito tedesco quando ciò è espressamente vietato dai Trattati europei. Un po’ come se Bankitalia si facesse carico dei BTP rimasti invenduti con la scusa di ricollocarli in una successiva finestra temporale sul mercato secondario. E allora, certo, i nostri titoli di Stato sembrerebbero meno carta straccia di quanto non appaiono da quasi un anno a questa parte, ma Bankitalia questo non lo fa perché sa che sarebbe una forzatura dei trattati e preferisce non giocare sporco (anche a costo di mostrare risultati peggiori su tutti i quotidiani del mondo). La Germania, invece, che tanto si atteggia a patria del diritto, dove la legge viene sempre applicata, senza eccezioni né interpretazioni di comodo, come al solito si ricorda di rispettare ciò che sta scritto sulla carta solo finché conviene, altrimenti chi se ne frega. Niente di nuovo, come già sapete.

Cosa accadrà della Germania quando il resto del mondo si è accorgerà che è solo un Paese che vive della sua immagine falsamente virtuosa e affidabile non è dato saperlo...

martedì 6 marzo 2012

Facciamoci una risata, va'

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Non so che dica il testo in russo ma il senso dovrebbe capirsi lo stesso.
E ricordate che prima o poi parlerete tutti tedesco...

Mito da sfatare n.4 – La Germania non è responsabile della crisi

Gli italiani in Germania non sono tutti contro la Germania, l’istinto di conservazione gioca un ruolo determinante… Per esempio qui potete leggere le parole di un italiano emigrato in Germania che pur riconoscendo l’origine dei problemi dell’Unione Europea alla fine “giustifica” la linea tedesca perché “tanto che ce voi fa?”. Ma ci sono almeno tre buoni motivi per sostenere che la Germania è il PRIMO RESPONSABILE della crisi, non c'è giustificazione che tenga:
  1. La crisi greca si sarebbe potuta stroncare sul nascere con un intervento rapido e deciso dell’UE. La Germania però ha preferito prendere tempo e mettersi all’opera solo quando il bubbone greco è esploso. Se la Merkel avesse dato retta a Sarkozy e agito SUBITO per contenere la crisi in atto oggi ci troveremmo a gestire un problema di proporzioni minori. La Merkel ci tiene tanto alla sua immagine di leader indiscussa (manco fosse una Iron Lady in salsa socialista), di guida insostituibile dell’UE… ma poi quando viene il momento di prendere decisioni importanti ecco che la sua immagine al naturale: un’indecisa cronica e senza polso, che non è neanche in grado di capire l’entità dei problemi che si trova davanti
  2. Ad aggravare la crisi in Europa è stata la cura, tutta incentrata sul rigore e sull’austerità, che anziché risolvere i problemi ha fatto entrare l’UE in una spirale di tagli e recessione. In pratica per due anni in Europa non si è parlato di crescita (neanche un accenno!) e chi credete che sia stato il principale promotore di questa austera e masochistica linea politico-economica? La Germania ovviamente, che forte del suo peso economico (soprattutto come “contribuente d’Europa) ha potuto imporla a tutti gli altri governi dell’UE, fregandosene della sovranità parlamentare altrui e peggiorando le cose
  3. Il terzo e ultimo motivo è quello di cui parlava anche Manfredi Pomar nell’intervista di sopra (lo squilibrio commerciale Germania-resto dell’UE), che però pecca di democristianicità economica. Non si può puntare il dito e al tempo stesso giustificare: se il surplus tedesco delle partite correnti è un problema per il resto d’Europa, la Germania deve imporsi di risolverlo, altrimenti è lecito pensare il peggio della Germania e dei tedeschi
Cosa intendo dire? Che dietro la crisi dell’euro – su questo ha ragione Pomar – non c’è un piano degli Stati Uniti (e neanche un piano anglosassone, come suggeriscono altri). Il vero e unico responsabile della crisi è la Germania, che con le sue politiche sta massacrando un intero continente. L’ha spiegato molto bene Giorgio Frabetti su Arezzo Polis:

La dipendenza dalle esportazioni risente, da un lato, delle indubbie rigidità e delle difficoltà dell’economia tedesca, forte e dinamica a Ovest, debole e stagnante a Est; impossibilitata a sfruttare in pieno il proprio potenziale produttivo e costantemente vicina all’inflazione (per i trasferimenti ad est), la Germania è portata a stressare il proprio apparato produttivo ed industriale al limite della sovra-produzione, per beneficiare del positivo ritorno del proprio commercio estero. Nello stesso tempo, però, il minimo incremento dell’inflazione in Area Euro, dovuto ad esempio a sforamenti nei debiti pubblici degli Stati, ovvero a più “lasse” politiche di crescita o di deficit spending, la mette in allarme, per il pericolo che altri Stati si allineino al suo livello di prezzi e sottraggano quote di mercato estero. E’ in questa chiave che si spiega soprattutto la “guerra” contro l’Italia (vera rivale nel commercio estero e nelle manifatture) e l’imposizione ad essa di una politica di “pareggio di bilancio”, tale da mettere in ginocchio la penisola con deflazione e recessione. La vicenda italiana, in particolare, è l’esempio lampante di come la Germania, forte com’è sui mercati esteri, tenda a “scaricare” sugli Stati competitor le debolezze interne del proprio sistema produttivo che essa non vuole e non può superare senza aprire antiche ferite (specie l’irrisolta “riconversione industriale” dell’Est) e senza contraccolpi gravi in termini di instabilità politica e sociale (Schroeder perse le elezioni politiche del 2005, a causa del proprio programma di riconversione dell’Est e di tagli delle lucrose indennità di disoccupazione). Oggi, è proprio questa politica che, alla lunga, determina i veri motivi di frizione e di vera e propria instabilità tra la Germania e gli altri partner occidentali, Europa e USA, in primis.

giovedì 1 marzo 2012

Mito da sfatare n.3 - Germania patria della parità di genere

Se amate le semplificazioni più estreme di sicuro siete tra quelli a cui basta ritrovarsi tra le mani qualche classifica (frutto di analisi arbitrarie di chissà quale ente o società) per illudersi di avere un quadro oggettivo, completo su un particolare fenomeno. Tipo quelli che se leggono che per Freedom House in Italia è a rischio la libertà di stampa finiscono col credere davvero che l'Italia se la gioca col Benin... Alla faccia dello spirito critico!
E' chiaro che lo stesso può accadere con indagini di altro tipo, come per esempio "l’Indice sulla Parità di Genere", calcolato dalla rete Social Watch (non si sa bene a che titolo parli, con che serietà è fatta l'analisi e di quali parametri tenga conto). Il loro rapporto dice che la Germania è un gran bel Paese per la parità di genere: su 157 Paesi la Germania si classifica 7a (dietro Paesi come Ruanda e Bahamas, giusto per farvi capire la serietà del rapporto). Comunque un bel piazzamento.

E se invece vi dicessi che la Germania è forse uno dei Paesi più sessisti e maschilisti d'Europa? Ma come, direste voi, un Paese che ha avuto le palle di affidare la sua guida a una donna! Che cosa vado blaterando?!?! Devo proprio essere impazzito...

Siccome preferisco parlare non per indici ma di fatti, torniamo a discutere del tanto decantato welfare tedesco... Non tutti sanno che nel Paese della Merkel il reddito delle coppie viene tassato congiuntamente e l'aliquota della tassazione (progressiva in ogni caso) funge da disincentivo per un componente della coppia. Indovinate quale, nella stragrande maggioranza dei casi... Citando l'Economist, il risultato delle politiche di welfare dello Stato tedesco è riassunto in questa frase:

Another interesting aspect of the German economy, and one of its major weaknesses, is often overlooked (though not by Matthew Yglesias)—low participation of (married) women and mothers in the (paid) labour force.

Perché accade questo? Visto che il secondo percettore di reddito della coppia solitamente è la donna e che l'aliquota di cui sopra la disincentiva all'offerta di lavoro, il risultato non può che essere una minore partecipazione delle donne sposate e delle madri alla forza lavoro.
Detto altrimenti: l'uomo lavora, la donna sta a casa a pulire la casa e ad allattare bambini per la Patria (e infatti il programma childcare)! Quindi abbiamo una Germania massima espressione del più becero tradizionalismo cristiano.

E tu che credevi che la Germania fosse un Paese moderno, al passo con i tempi..... Dove uomini e donne hanno le stesse opportunità (mica come in Italia, dove vige ancora un patriarcato degno del Medioevo), dove le donne (indipendenti e mai succube dell'uomo) sono piccole virago, lavoratrici-Valchirie in carriera...... Dimmi, dov'è il tuo Dio adesso?

I più "creativi" imprenditori tedeschi sono avvisati

Uno dei fondatori di Pinterest ha finalmente lanciato la sua prima start-up.

Pronti a copiargliela?

Coraggio, per il più veloce un viaggio premio a Berlino con la possibilità di installare lì la propria start-up scopiazzatura...!