venerdì 12 ottobre 2012

Mito da sfatare n.7 - La Germania è meritocratica

Visto il nostro perpetuo senso di inadeguatezza verso i tedeschi siamo sempre portati a pensare che la Germania sia chissà quanti anni luce distanti da noi. In realtà non è così, neanche quando si tratta di meritocrazia.

In realtà infatti la Germania  è meritocratica per lo meno quanto l'Italia, cioè per niente.
In Germania non trova lavoro il miglior candidato per la posizione lavorativa offerta, ma, come in Italia, chi ha i contatti giusti e tanto di referenze. La sola differenza è che qui avviene tutto alla luce del sole.
Inviare una candidatura priva di referenze significa essere quasi certamente scartati; così come molto spesso la differenza la fa l'avere un contatto all'interno dell'azienda che si prodiga a girare il CV alle Risorse Umane (Zalando o Deutsche Bank poco cambia, una "segnalazione" interna ha infinite chance in più di una candidatura spontanea dall'esterno).

Poi c'è il capitolo-networking, che crea un sistema relazionale (chiuso) ed "elitario", soprattutto in quelle città dove il networking fa tendenza (es. Berlino) e dove non è un caso che il tasso di disoccupazione rimanga elevato nonostante l'elevato numero di imprese (soprattutto start-up) presenti sul territorio: in sostanza quello che succede è che i lavoratori girano tra le diverse aziende, ruotano, turnano e chi era fuori resta (quasi sempre) fuori, a meno che non riesca in qualche modo a entrare nel giro o a ottenere delle prime buone referenze da rigiocarsi successivamente. Ne consegue che il mercato del lavoro in una città come Berlino anziché essere flessibile e dinamico, è precario, stagnante e a rotazione continua.

Infine il merito è così in primo piano in Germania che persino chi prima lavorava in un asilo può all'improvviso ritrovarsi Country Manager se ha leccato i culi giusti e ha dato la sua disponibilità a lavorare come servo per l'azienda - ogni riferimento NON è puramente casuale. Voi direte: e le competenze? La leadership? Lo stress management?  Eh, appunto, dimenticateli e godetevi imprese gestite alla cazzo di cane.
Quelle italiane, da questo punto di vista, non hanno nulla da invidiare a quelle tedesche. Ma si sa, nel marketing la Germania batte l'Italia mille a zero.

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