martedì 6 marzo 2012

Mito da sfatare n.4 – La Germania non è responsabile della crisi

Gli italiani in Germania non sono tutti contro la Germania, l’istinto di conservazione gioca un ruolo determinante… Per esempio qui potete leggere le parole di un italiano emigrato in Germania che pur riconoscendo l’origine dei problemi dell’Unione Europea alla fine “giustifica” la linea tedesca perché “tanto che ce voi fa?”. Ma ci sono almeno tre buoni motivi per sostenere che la Germania è il PRIMO RESPONSABILE della crisi, non c'è giustificazione che tenga:
  1. La crisi greca si sarebbe potuta stroncare sul nascere con un intervento rapido e deciso dell’UE. La Germania però ha preferito prendere tempo e mettersi all’opera solo quando il bubbone greco è esploso. Se la Merkel avesse dato retta a Sarkozy e agito SUBITO per contenere la crisi in atto oggi ci troveremmo a gestire un problema di proporzioni minori. La Merkel ci tiene tanto alla sua immagine di leader indiscussa (manco fosse una Iron Lady in salsa socialista), di guida insostituibile dell’UE… ma poi quando viene il momento di prendere decisioni importanti ecco che la sua immagine al naturale: un’indecisa cronica e senza polso, che non è neanche in grado di capire l’entità dei problemi che si trova davanti
  2. Ad aggravare la crisi in Europa è stata la cura, tutta incentrata sul rigore e sull’austerità, che anziché risolvere i problemi ha fatto entrare l’UE in una spirale di tagli e recessione. In pratica per due anni in Europa non si è parlato di crescita (neanche un accenno!) e chi credete che sia stato il principale promotore di questa austera e masochistica linea politico-economica? La Germania ovviamente, che forte del suo peso economico (soprattutto come “contribuente d’Europa) ha potuto imporla a tutti gli altri governi dell’UE, fregandosene della sovranità parlamentare altrui e peggiorando le cose
  3. Il terzo e ultimo motivo è quello di cui parlava anche Manfredi Pomar nell’intervista di sopra (lo squilibrio commerciale Germania-resto dell’UE), che però pecca di democristianicità economica. Non si può puntare il dito e al tempo stesso giustificare: se il surplus tedesco delle partite correnti è un problema per il resto d’Europa, la Germania deve imporsi di risolverlo, altrimenti è lecito pensare il peggio della Germania e dei tedeschi
Cosa intendo dire? Che dietro la crisi dell’euro – su questo ha ragione Pomar – non c’è un piano degli Stati Uniti (e neanche un piano anglosassone, come suggeriscono altri). Il vero e unico responsabile della crisi è la Germania, che con le sue politiche sta massacrando un intero continente. L’ha spiegato molto bene Giorgio Frabetti su Arezzo Polis:

La dipendenza dalle esportazioni risente, da un lato, delle indubbie rigidità e delle difficoltà dell’economia tedesca, forte e dinamica a Ovest, debole e stagnante a Est; impossibilitata a sfruttare in pieno il proprio potenziale produttivo e costantemente vicina all’inflazione (per i trasferimenti ad est), la Germania è portata a stressare il proprio apparato produttivo ed industriale al limite della sovra-produzione, per beneficiare del positivo ritorno del proprio commercio estero. Nello stesso tempo, però, il minimo incremento dell’inflazione in Area Euro, dovuto ad esempio a sforamenti nei debiti pubblici degli Stati, ovvero a più “lasse” politiche di crescita o di deficit spending, la mette in allarme, per il pericolo che altri Stati si allineino al suo livello di prezzi e sottraggano quote di mercato estero. E’ in questa chiave che si spiega soprattutto la “guerra” contro l’Italia (vera rivale nel commercio estero e nelle manifatture) e l’imposizione ad essa di una politica di “pareggio di bilancio”, tale da mettere in ginocchio la penisola con deflazione e recessione. La vicenda italiana, in particolare, è l’esempio lampante di come la Germania, forte com’è sui mercati esteri, tenda a “scaricare” sugli Stati competitor le debolezze interne del proprio sistema produttivo che essa non vuole e non può superare senza aprire antiche ferite (specie l’irrisolta “riconversione industriale” dell’Est) e senza contraccolpi gravi in termini di instabilità politica e sociale (Schroeder perse le elezioni politiche del 2005, a causa del proprio programma di riconversione dell’Est e di tagli delle lucrose indennità di disoccupazione). Oggi, è proprio questa politica che, alla lunga, determina i veri motivi di frizione e di vera e propria instabilità tra la Germania e gli altri partner occidentali, Europa e USA, in primis.

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