Il rigore fiscale
è stato imposto dalla Germania, quindi verrebbe spontaneo credere che
la Germania, per poter avanzare certe richieste in nome di una presunta
superiorità morale, abbia i conti a posto, tutto in regola. In fondo se gli
investitori si liberano dei titoli di Stato del Club Med a favore di quelli
della Germania è perché il Paese della Merkel sembra più affidabile. Ma lo è
davvero?
La risposta è NO.
Ed è bene che si sappia, che si chiariscano questo concetto anche gli
investitori.
La Germania, come
dicevo nel post d’apertura, è un Paese indebitato fino al collo. La sua
capitale è un esempio calzante di questo gran casino fiscale. Lasciamo che
parlino i numeri. Sapete a quanto ammonta il debito della sola città diBerlino? A 60,5 MILIARDI DI EURO! Se pensate che la manovra Monti era di “soli”
24 miliardi potete farvi un’idea dell’enormità del debito berlinese… Certo, gli
italici fessacchiotti che sposando la linea tedesca contribuiscono a diffondere
il nostro atavico senso di inadeguatezza nei confronti della “Grande Germania”
diranno che le cose non vanno tanto meglio in Italia, con Roma che non naviga
nell’oro ma nei debiti… Benissimo, critica accolta, ma sapete a quanto ammonta
il debito romano? “Appena” 12 miliardi, che certo non sono noccioline, ma si
tratta comunque di una cifra cinque volte minore rispetto al debito di Berlino!
Ma lasciamo
perdere il debito dei comuni e guardiamo al debito nella sua interezza. In
questo caso il rapporto debito/Pil premia sicuramente la Germania, e non l’Italia,
ma siamo davvero sicuri che le cose vadano tanto meglio? Non è che il minore
debito pubblico tedesco è solo il frutto di qualche trucchetto contabile…? Purtroppo è
così, come ha giustamente spiegato Mucchetti sul Corsera mesi fa (Mucchetti sia
lodato, perché queste cose non sembra ricordarle più nessuno oramai):
Angela Merkel paragona l’Italia alla Grecia. Per quanto si possa dire male del nostro governo, il cancelliere sbaglia. Roma non ha mai mentito sui suoi conti pubblici come ha fatto Atene. E poi la Germania dovrebbe comunque rispettare un partner commerciale dove esporta più che in Cina. E infine, quanto a debito pubblico, il governo di Berlino si avvale di antiche furbizie. […] Da 16 anni la Germania non include nel suo debito pubblico le passività del Kreditanstalt für Wierderaufbau, meglio noto come KfW, posseduto all’80% dallo Stato e al 20% dai Länder, altri soggetti pubblici. Si tratta di 428 miliardi di euro interamente garantiti dalla Repubblica federale. […] Le sue obbligazioni sono dunque uguali ai bund. Ma a differenza dei bund, magicamente non entrano nel conto del debito pubblico. Se vi entrassero come la logica del Trattato di Maastricht vorrebbe, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2.076 miliardi a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80,7% al 97,4%. Ancora un piccolo passo, magari per salvare qualche banca tedesca ingolosita dai titoli di Stato mediterranei, e potremmo dire: benvenuta Germania tra noi del club degli over 100%!
Delle furberie
tedesche si è accorta anche l’UE ma Merkel e compagni fanno orecchie da
mercante e continuano la loro campagna morale contro i dissipatori del Sud!
Persino Juncker ha detto che il problema del debito tedesco è preoccupante ma la
Germania, intenta com’è a impartire lezioni ad altri (senza averne il titolo),
preferisce ignorare i richiami anziché giustificarsi di fronte al resto dell’Europa.
E quando non
bastano i trucchi contabili per nascondere i debiti tedeschi sotto
il tappeto per non doverne dare spiegazione, ecco che interviene la Bundesbank,
che sottoscrive la parte invenduta delle aste dei titoli di Stato tedeschi. In
questo modo la Bundesbank monetizza il debito tedesco quando ciò è
espressamente vietato dai Trattati europei. Un po’ come se Bankitalia si
facesse carico dei BTP rimasti invenduti con la scusa di ricollocarli in una
successiva finestra temporale sul mercato secondario. E allora, certo, i nostri
titoli di Stato sembrerebbero meno carta straccia di quanto non appaiono da quasi
un anno a questa parte, ma Bankitalia questo non lo fa perché sa che sarebbe
una forzatura dei trattati e preferisce non giocare sporco (anche a costo di mostrare
risultati peggiori su tutti i quotidiani del mondo). La Germania, invece, che
tanto si atteggia a patria del diritto, dove la legge viene sempre applicata,
senza eccezioni né interpretazioni di comodo, come al solito si ricorda di rispettare ciò che sta
scritto sulla carta solo finché conviene, altrimenti chi se ne frega. Niente di
nuovo, come già sapete.
Cosa accadrà della Germania quando il resto del mondo si è accorgerà che è solo un Paese che vive della sua immagine falsamente virtuosa e affidabile non è dato saperlo...
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