mercoledì 7 marzo 2012

Mito da sfatare n.5 – La Germania è un Paese fiscalmente virtuoso


Il rigore fiscale è stato imposto dalla Germania, quindi verrebbe spontaneo credere che la Germania, per poter avanzare certe richieste in nome di una presunta superiorità morale, abbia i conti a posto, tutto in regola. In fondo se gli investitori si liberano dei titoli di Stato del Club Med a favore di quelli della Germania è perché il Paese della Merkel sembra più affidabile. Ma lo è davvero?

La risposta è NO.
Ed è bene che si sappia, che si chiariscano questo concetto anche gli investitori.

La Germania, come dicevo nel post d’apertura, è un Paese indebitato fino al collo. La sua capitale è un esempio calzante di questo gran casino fiscale. Lasciamo che parlino i numeri. Sapete a quanto ammonta il debito della sola città diBerlino? A 60,5 MILIARDI DI EURO! Se pensate che la manovra Monti era di “soli” 24 miliardi potete farvi un’idea dell’enormità del debito berlinese… Certo, gli italici fessacchiotti che sposando la linea tedesca contribuiscono a diffondere il nostro atavico senso di inadeguatezza nei confronti della “Grande Germania” diranno che le cose non vanno tanto meglio in Italia, con Roma che non naviga nell’oro ma nei debiti… Benissimo, critica accolta, ma sapete a quanto ammonta il debito romano? “Appena” 12 miliardi, che certo non sono noccioline, ma si tratta comunque di una cifra cinque volte minore rispetto al debito di Berlino!

Ma lasciamo perdere il debito dei comuni e guardiamo al debito nella sua interezza. In questo caso il rapporto debito/Pil premia sicuramente la Germania, e non l’Italia, ma siamo davvero sicuri che le cose vadano tanto meglio? Non è che il minore debito pubblico tedesco è solo il frutto di qualche trucchetto contabile…? Purtroppo è così, come ha giustamente spiegato Mucchetti sul Corsera mesi fa (Mucchetti sia lodato, perché queste cose non sembra ricordarle più nessuno oramai):


Angela Merkel paragona l’Italia alla Grecia. Per quanto si possa dire male del nostro governo, il cancelliere sbaglia. Roma non ha mai mentito sui suoi conti pubblici come ha fatto Atene. E poi la Germania dovrebbe comunque rispettare un partner commerciale dove esporta più che in Cina. E infine, quanto a debito pubblico, il governo di Berlino si avvale di antiche furbizie. […] Da 16 anni la Germania non include nel suo debito pubblico le passività del Kreditanstalt für Wierderaufbau, meglio noto come KfW, posseduto all’80% dallo Stato e al 20% dai Länder, altri soggetti pubblici. Si tratta di 428 miliardi di euro interamente garantiti dalla Repubblica federale. […] Le sue obbligazioni sono dunque uguali ai bund. Ma a differenza dei bund, magicamente non entrano nel conto del debito pubblico. Se vi entrassero come la logica del Trattato di Maastricht vorrebbe, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2.076 miliardi a 2.504 e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80,7% al 97,4%. Ancora un piccolo passo, magari per salvare qualche banca tedesca ingolosita dai titoli di Stato mediterranei, e potremmo dire: benvenuta Germania tra noi del club degli over 100%!


Delle furberie tedesche si è accorta anche l’UE ma Merkel e compagni fanno orecchie da mercante e continuano la loro campagna morale contro i dissipatori del Sud! Persino Juncker ha detto che il problema del debito tedesco è preoccupante ma la Germania, intenta com’è a impartire lezioni ad altri (senza averne il titolo), preferisce ignorare i richiami anziché giustificarsi di fronte al resto dell’Europa.

E quando non bastano i trucchi contabili per nascondere i debiti tedeschi sotto il tappeto per non doverne dare spiegazione, ecco che interviene la Bundesbank, che sottoscrive la parte invenduta delle aste dei titoli di Stato tedeschi. In questo modo la Bundesbank monetizza il debito tedesco quando ciò è espressamente vietato dai Trattati europei. Un po’ come se Bankitalia si facesse carico dei BTP rimasti invenduti con la scusa di ricollocarli in una successiva finestra temporale sul mercato secondario. E allora, certo, i nostri titoli di Stato sembrerebbero meno carta straccia di quanto non appaiono da quasi un anno a questa parte, ma Bankitalia questo non lo fa perché sa che sarebbe una forzatura dei trattati e preferisce non giocare sporco (anche a costo di mostrare risultati peggiori su tutti i quotidiani del mondo). La Germania, invece, che tanto si atteggia a patria del diritto, dove la legge viene sempre applicata, senza eccezioni né interpretazioni di comodo, come al solito si ricorda di rispettare ciò che sta scritto sulla carta solo finché conviene, altrimenti chi se ne frega. Niente di nuovo, come già sapete.

Cosa accadrà della Germania quando il resto del mondo si è accorgerà che è solo un Paese che vive della sua immagine falsamente virtuosa e affidabile non è dato saperlo...

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